Se il tuo PC è stato colpito di un dispositivo USB Killer, non è detto che l’hard disk sia danneggiato. Il tal caso astieniti dall’utilizzo del device e contattaci per una prima diagnosi sulla fattibilità del recupero dei dati.
Sebbene la sicurezza informatica si stia evolvendo velocemente, grazie a sistemi di Disaster Recovery e piattaforme in Cloud, le problematiche legate a questo settore sono ancora vincolate alle persone.
La gran parte dei malfunzionamenti di un PC sono dovuti a manutenzioni assenti o disattenzioni nell’utilizzo quotidiano di software e hardware. Tale affermazione trova riscontro negli ultimi anni nell’USB Killer, una chiavetta che “distrugge” i PC e compromette in modo concreto dati e hardware degli stessi. Nelle prossime righe analizzeremo il problema più da vicino.
Cos’è e cosa fa USB Killer
Da un punto di vista tecnico l’USB Killer non è altro che un dispositivo con le sembianze di una normalissima chiavetta USB che ha la capacità di mandare sovraccarichi di alta tensione nell’apparato a cui è connesso, danneggiando i componenti hardware. L’USB Killer esteticamente è molto simile a una classica chiavetta USB ed è quindi necessario porre molta attenzione quando si ha la necessità di utilizzare un dispositivo per l’archiviazione dei dati.
Gli ideatori dell’USB Killer, attraverso dichiarazioni ufficiali, hanno tenuto a precisare che il loro meccanismo è nato con l’intento di testare la protezione dei componenti da scariche elettriche e spike. Nel corso del tempo, come ormai noto, questo dispositivo è stato utilizzato per scopi sicuramente meno nobili.
Ma come funziona il meccanismo di una USB Killer? Nel momento in cui si inserisce il dispositivo all’interno del PC, questo raccoglie l’alimentazione dalla fonte USB finché non raggiunge un picco di alta tensione che scarica direttamente nei pin dei dati, generando un vero e proprio corto circuito.
Per essere più specifici nelle informazioni, una volta collegata la USB Killer al dispositivo, essa invierà una carica elettrica a 5 Volt di tensione dalla porta USB che passerà per i condensatori all’interno della USB Killer (assenti nelle pendrive canoniche).
Tali condensatori accumuleranno la corrente fino a raggiungere i 200 Volt in alta tensione e invieranno tutta l’energia indietro in pochi secondi. Il PC non avendo la capacità di gestire tutta l’energia, veicolerà la corrente elettrica sui componenti interni, danneggiandoli gravemente.
Storia della chiavetta e fatti di cronaca eclatanti
Le origini dell’USB Killer non hanno una data precisa ma si può dedurre la sua comparsa grazie alle prime apparizioni su internet. La USB Killer, infatti, è comparsa sul web nelle principali piattaforme video per informare gli utenti dell’esistenza di un dispositivo capace di poter danneggiare le console da gaming e alcuni smartphone.
Come ogni tecnologia anche questo sistema ha avuto le sue evoluzioni, attualmente è presente in commercio la versione USB Killer 3.0, venduta da un’azienda di Hong Kong accompagnata da un’altra chiavetta denominata USB Killer Test Shield che ha lo scopo di difendere i PC da questa tipologia di attacchi. L’azienda ha deciso mi vendere sia la cura che il male per dare modo, a chi ne avesse bisogno per lavoro, di non incorrere in diatribe legali.
Tra i casi legali più eclatanti a livello mondiale figura la storia di Vishwanath Akuthota, ex-studente del College of Saint Rose di Albany che utilizzando la USB Killer su 66 Computer è in causa per oltre 58 mila dollari e rischia fino a 10 anni di carcere. Il ragazzo di 27 anni di origini indiane è stato arrestato e preso in custodia in Caroline del Nord nel febbraio del 2019 una settimana dopo aver danneggiato 66 PC all’interno del suo College con la USB Killer.
Il ragazzo ha registrato un video mentre utilizzava il dispositivo sul Computer e durante le riprese ha esclamato la frase: “Sto per uccidere questo ragazzo”. Vishwanath Akuthota è riuscito, semplicemente utilizzando una USB Killer, a causare danni per un valore superiore ai 58 mila dollari che ha dovuto risarcire all’istituto. La vicenda però è ancora in divenire e il giovane rischia fino a 10 anni di carcere e 3 anni di supervisione al termine della condanna, a cui si aggiunge una multa di 250 mila dollari da versare agli enti statali.
Come difendersi dall’USB Killer
Preso atto di quanto possano essere ingenti i danni provocati da una chiavetta USB di questo genere è importante conoscere i metodi per difendersi, vediamo i più utilizzati.
- Formazione delle risorse umane: come anticipato nelle righe precedenti, il primo pericolo per la sicurezza informatica è chi utilizza il PC. La soluzione migliore che si possa adottare contro l’USB Killer è la formazione adeguata degli utenti sulla sicurezza informatica e sull’attenzione che bisogna avere quando si adattano dispositivi particolari sul proprio sistema operativo.
- USB Killer Test Shield: ogni azienda dovrebbe essere munita di un USB Killer Test Shield per proteggere i computer societari. Questo “scudo” permette di eliminare gli sbalzi di alta tensione e di incorrere inavvertitamente in sovraccarichi causati da una USB Killer.
- Verificare la provenienza: per difendersi da una potenziale USB Killer il primo passo è quello di verificare la chiavetta USB utilizzata, tenendosi lontani da possibili chiavette malevole.
- Porte USB sigillate: benché possa sembrare una soluzione drastica, molte aziende sigillano le porte USB con dei tappi difficilmente rimovibili a mani nude. Tecnicamente il tappo ha la medesima forma della presa USB e senza lasciare sporgenze ne ricopre interamente l’area, ciò limita l’utilizzo della porta USB ma consentirà un’ottima protezione.
- Condom USB: una delle soluzioni più interessanti è quella degli USB condom. Gli USB condom non sono altro che degli adattatori posizionati tra una qualunque pendrive e la porta USB del computer, ricoprendo in parte le orme della USB Killer Test Shield.
- UPS (gruppo di continuità): sebbene anche l’impiego di un UPS di qualità possa non bastare per gestire al meglio gli sbalzi di alta tensione creati dalla USB Killer, questo può aiutare sensibilmente nel salvare alcune componenti del PC, come gli Hard Disk che vengono alimentati a 5 volt. Un’ottima erogazione della corrente elettrica è il principio alla base per preservare i PC, aziendali o casalinghi, dai potenziali danni di questa natura.